Introduzione

Le prime pagine italiane convergono oggi su quattro filoni principali: l’ultimatum di Vladimir Putin all’Ucraina e la diplomazia intrecciata fra Stati Uniti, Europa, India e Cina; la riforma del Codice dell’edilizia con la promessa di autorizzazioni rapide e il timore di condoni mascherati; le tensioni sociali attorno all’ex Ilva, con gli scontri a Genova; e, sullo sfondo europeo, lo scossone istituzionale legato alle dimissioni di Federica Mogherini. La Repubblica, il Corriere della Sera e Il Messaggero aprono sull’avvertimento del Cremlino e sulla decisione americana di allentare alcune sanzioni a Lukoil, mentre La Stampa affianca alla partita ucraina il “caso” europeo su Cdp-Cina e le frizioni interne a Bruxelles.

Sul fronte domestico, Corriere della Sera e Il Messaggero spingono il tasto della “semplificazione” edilizia, Avvenire introduce subito le cautele ambientali e giuridiche, La Discussione enfatizza l’architettura delle nuove regole. Intanto, Il Secolo XIX e il manifesto mettono in primo piano la protesta dei metalmeccanici a Genova, con letture opposte rispetto a quelle de il Giornale e del Secolo d’Italia. Ne esce un umore nazionale stratificato: inquieto sullo scacchiere internazionale, pragmatico (e diviso) sulle riforme, polarizzato sui conflitti sociali.

Guerra e diplomazia: l’ultimatum di Putin e i nervi scoperti europei

La Repubblica sceglie un taglio assertivo: «Putin attacca la Nato. Trump: meno sanzioni», insistendo sul doppio binario minaccia-riduzione delle sanzioni a Lukoil e sul monito di Emmanuel Macron circa un possibile “tradimento” statunitense. Il Corriere della Sera sottolinea l’ultimatum («Kiev fuori dal Donbass o userò la forza») e affianca l’intervista al ministro ucraino Kuleba, che chiede lo sblocco dei fondi russi in Ue. Il Messaggero semplifica la cornice (“Putin vuole la resa”), mentre Il Gazzettino e Il Mattino inseriscono l’elemento indiano ed energetico: la visita a Nuova Delhi, l’intreccio con Modi e, ancora, l’allentamento su Lukoil. La Stampa allarga lo zoom: Macron vola da Xi per “aiutare la pace”, Bruxelles ragiona di Golden power e, sul lato Ue, si intravede il nervo dell’autonomia strategica.

Le differenze riflettono identità e pubblici di riferimento. La Repubblica enfatizza la faglia transatlantica e il rischio di una Ue subalterna; il Corriere della Sera mantiene il baricentro sulla combinazione minaccia/negoziato e sulle richieste ucraine; Il Messaggero privilegia il frame binario “resa o forza” (la sintesi secca: «resa o forza»), cercando un racconto immediato. La Stampa, più istituzionale, lega guerra e governance Ue, includendo il risvolto interno (il dossier Mogherini, che ritorna anche su Avvenire e Il Dubbio). Il manifesto inserisce nel quadro il Sud globale e la diffidenza europea verso Washington, spostando l’accento sul multipolarismo. Nel complesso, il fronte pagine traccia un’Europa che teme l’isolamento, mentre osserva con apprensione i movimenti di Trump e i canali paralleli di Mosca.

Italia, armi e “scudo spaziale”: la maggioranza sotto pressione

Nelle cronache interne, Il Fatto Quotidiano porta in apertura la proposta di Guido Crosetto: “Scudo da 4 miliardi”, con il retroscena del braccio di ferro sugli invii a Kiev e il pressing dei presidenti La Russa e Tajani sulla Lega. L’Unità racconta l’“ira di FI” per i costi dello scudo e richiama la linea di Crosetto sui 4,4 miliardi annui. Il manifesto parla di “scudi spaziali e armi a Kiev”, segnando lo strappo interno alla maggioranza, mentre La Ragione definisce “al palo” la diplomazia e insiste sullo stallo dei canali negoziali.

Qui la coloritura ideologica è trasparente. Il Fatto Quotidiano utilizza la chiave critica del “riarmo costoso” e dell’ennesimo duello nel centrodestra; L’Unità, testata storica della sinistra, rileva la divaricazione dentro FI e la spinta del ministro della Difesa, evidenziando il costo politico del dossier; il manifesto, quotidiano comunista, inquadra lo scudo nella traiettoria di “militarizzazione” del governo Meloni; La Ragione, liberale, sottolinea l’inefficacia della triangolazione Usa-Ucraina-Russia e la difficoltà europea nel trovare un perimetro di trattativa credibile. Il risultato è una cartina tornasole della fase: tra urgenza percepita di deterrenza e timore dei riflessi su bilancio, consenso e ruolo internazionale dell’Italia.

Riforma dell’edilizia: tra “silenzio-assenso” e timore di condoni

La Discussione apre con il “via libera” del Consiglio dei ministri alla delega per riscrivere il Codice dell’edilizia: qui la narrazione è quella delle regole lineari, della digitalizzazione e del perno del “silenzio-assenso”. Il Corriere della Sera traduce il dossier per il lettore comune: sanatorie più facili, opposizioni che gridano al “condono”, e un anno per riscrivere norme ferme al 2001. Il Messaggero punta su “permessi più veloci” e su un lessico pro-impresa, mentre Avvenire parla di “codice light” e accende un faro sui rischi di consumo di suolo e contenziosi, segnalando anche le accuse dei Verdi.

Le testate si muovono, come spesso accade, lungo la faglia riformismo/garanzie. La Discussione veste i panni del giornale “di cantiere”, concentrato sulle leve amministrative; il Corriere della Sera mette in chiaro i nodi politici - con l’etichetta “condono” che pesa nella percezione pubblica - e i vantaggi potenziali per immobili con piccole difformità. Il Messaggero sposa l’approccio della semplificazione (“permessi più veloci”) e della rigenerazione urbana in deroga, coerente con un pubblico romano attento alla macchina dei cantieri. Avvenire, quotidiano cattolico, bilancia: ammonisce sui costi ambientali e sulla fretta, ricordando che dietro il “silenzio-assenso” ci sono amministrazioni spesso fragili e territori già stressati. È un dibattito che promette di prolungarsi: tra la scorciatoia percepita e la necessità di non istituzionalizzare l’eccezione.

Ex Ilva: la piazza, gli scontri e i racconti opposti

Il Secolo XIX racconta Genova dal punto di vista della città: “tensione e lacrimogeni”, la Prefettura blindata, l’occupazione di Brignole, l’attesa di un tavolo con il ministro Urso. Il manifesto titola sulla massa critica degli operai (“cinquemila in sciopero”) e accusa il governo di non vedere la siderurgia come “comparto strategico”, con denuncia degli scontri fra metalmeccanici e polizia. Dall’altro lato, il Giornale bolla come “fallito” il blitz sindacale e concentra l’attenzione sulle responsabilità di chi “alimenta” lo scontro, mentre il Secolo d’Italia definisce la giornata “prove di rivolta sociale”, citando gli insulti sessisti e chiedendo condanne politiche.

Il divario di tono colpisce più dei fatti essenziali, che sono condivisi. Il Secolo XIX, testata ligure, privilegia cronaca e servizio: l’ordine pubblico e l’agenda di un territorio direttamente toccato. Il manifesto, quotidiano della sinistra, mette al centro il lavoro, la Fiom e la filiera dell’acciaio, politicizzando la delega industriale del governo. Il Giornale e il Secolo d’Italia, area centrodestra, ribaltano il fuoco: la piazza come minaccia d’ordine, il “fallimento” del sindacato, la richiesta di responsabilità e scuse. Colpiscono, per omissione, i pochi dettagli sulle soluzioni industriali (piani, investimenti, governance), che rimbalzano solo in controluce: La Verità cita il “piano Bucci” e il ruolo del governatore, ma la maggior parte delle prime pagine privilegia la cornice muscolare.

Conclusione

Le prime pagine di oggi fotografano un’Italia che guarda fuori con ansia e dentro con impazienza. Sull’Ucraina, La Repubblica, il Corriere della Sera, Il Messaggero e la stampa mettono in scena un’Europa che teme la marginalizzazione e cerca, faticosamente, un baricentro tra Washington, Pechino e Nuova Delhi. In casa, la riforma dell’edilizia divide fra slancio semplificatore e timori ambientali e giuridici; la vertenza ex Ilva, da Il Secolo XIX al manifesto, da il Giornale al Secolo d’Italia, segnala che la frattura sociale è narrativa prima che politica. Se c’è un filo rosso, è la richiesta di “fare presto” - sulla pace, sui cantieri, sul lavoro - ma con una consapevolezza: toni e cornici cambiano il senso delle stesse notizie. E oggi la stampa italiana mostra tutte le sue cornici, senza mediare.