Introduzione

La notizia che domina le aperture è la frattura fra NATO e Mosca dopo le parole dell’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone sugli “attacchi preventivi” ibridi: i quotidiani generalisti come La Repubblica, il Corriere della Sera e La Stampa la trattano in chiave geopolitica e istituzionale, mentre Il Messaggero la propone come titolo principale con un taglio operativo. Sull’altro versante, testate d’opinione come Il Fatto Quotidiano, L’Unità e La Verità enfatizzano il rischio di escalation, parlando di scelta azzardata e “follia NATO”. A fare da controcanto, Il Foglio legge la svolta in termini di deterrenza e di adeguamento alla guerra ibrida.

In parallelo, monta il tema dell’ordine pubblico e dell’antisemitismo dopo il raid alla redazione de La Stampa e l’imbrattamento della sinagoga di Monteverde a Roma: Corriere della Sera, Il Messaggero e La Repubblica danno spazio alla condanna istituzionale, mentre Il Giornale e la liberale La Ragione insistono sulle contraddizioni di una parte della sinistra. Terzo asse della giornata: lo scontro tra governo e università sul rifiuto dell’Alma Mater di Bologna di attivare un corso ad hoc per i militari, rilanciato dal Corriere della Sera e da La Repubblica, criticato da Il Foglio e difeso in termini di autonomia accademica da altre letture. Infine, economia e finanza: La Verità e La Ragione riaprono il dossier Mps-Mediobanca-Generali, Domani aggiorna gli scenari su Trieste, mentre il Corriere della Sera ospita l’allarme di Mario Draghi sull’IA; Il Messaggero e Il Mattino segnalano l’ok UE all’ottava rata del Pnrr.

NATO-Russia: tra prudenza, allarme e deterrenza

La Repubblica titola sulla “Tensione Nato-Russia sull’attacco preventivo”, precisando che la linea evocata riguarda la prevenzione nella guerra ibrida e “nessun assalto militare tradizionale”. Il Corriere della Sera parla di “tensione alle stelle”, ma registra anche una “frenata”, collocando le frasi di Cavo Dragone nella cornice dei contatti europei con Zelensky e degli equilibri con Washington. La Stampa aggiunge il retroscena dei “malumori nell’esecutivo” per l’uscita del militare, mentre Il Messaggero taglia netto: “Nato: sì ad attacchi preventivi”, con il Cremlino che definisce “irresponsabili” le dichiarazioni e il Quirinale che richiama la necessità della difesa comune.

Sul fronte opinionisti, Il Fatto Quotidiano parla di “bomba sui negoziati” e depreca l’uscita mentre a Miami e Parigi si discute di pace; L’Unità, con un editoriale a tutta pagina, ironizza sull’ossimoro dell’“attacco preventivo”, inserendolo in un clima da “guerra igiene del mondo”. Di segno opposto Il Foglio, che spiega “come l’Alleanza si prepara a rispondere in modo più attivo” e sostiene che la vera escalation sia “arrendersi”. La Verità radicalizza: “Follia NATO”, mentre Libero sintetizza il biasimo politico: “L’ammiraglio gioca alla guerra”. La diversa enfasi riflette missione e pubblico: i generalisti tengono insieme analisi e cronaca diplomatica; i giornali militanti accentuano i rischi (o la necessità) della deterrenza; le testate liberal-conservatrici come Il Foglio enfatizzano l’aggiornamento dottrinale contro le minacce ibride.

> “Attacco preventivo”: ossimoro o deterrenza?

Proteste, antisemitismo e il ruolo della stampa

Il Corriere della Sera e Il Messaggero raccontano l’imbrattamento della targa della sinagoga di Monteverde dedicata al piccolo Stefano Gaj Taché, con la condanna del Quirinale e del sindaco; La Repubblica mette in pagina le scritte e ricostruisce i fatti. In parallelo, La Stampa dedica ampio spazio all’assalto subito in redazione, con cronache e commenti sul significato politico dell’azione; La Ragione sottolinea il paradosso di un giornale spesso critico verso Israele colpito da gruppi pro-Pal. Il Giornale parla di “ultima viltà degli antisemiti” e denuncia addirittura un “tariffario della morte” online rilanciato dal Jerusalem Post, mentre Libero mette in mora il sindaco di Torino per il suo atteggiamento sull’assalto alla testata torinese.

Le interpretazioni seguono le identità editoriali: i maggiori quotidiani d’informazione - Corriere della Sera, La Repubblica, Il Messaggero - insistono su istituzioni e legalità; Il Giornale e il Secolo d’Italia, testata della destra post-missina, leggono la vicenda come prova di indulgenza culturale della sinistra verso l’estremismo pro-Pal e tornano sul caso della relatrice ONU Francesca Albanese. Il Fatto Quotidiano, con la rubrica di Travaglio, contesta la “selettività” delle prese di posizione istituzionali, segnalando episodi poco discussi di violenza ai danni di studenti. La Ragione, quotidiano liberale, denuncia le “cattive maestre” di un certo milieu intellettuale. Ne esce un clima di allarme civile, dove il bersaglio sono simboli e media, e dove ognuno vede confermata la propria diagnosi sullo stato del discorso pubblico.

> “Monito ai giornalisti”: parola che divide

Università e militari: autonomia accademica o pregiudizio?

Il caso Bologna esplode sulle prime pagine: La Repubblica titola “Bologna, no corsi ai militari. Meloni contro l’università” e il Corriere della Sera riassume l’“inaccettabile” pronunciato dalla premier. Il Fatto Quotidiano parla di “riarmo accademico”, legando la polemica alla retorica della mobilitazione, mentre Il Foglio accusa l’Alma Mater di essere un “bunker” ideologico, ricordando che l’idea del capo di Stato maggiore Masiello era di favorire “pensiero laterale” tra gli ufficiali. L’Identità, con un editoriale, mette in fila casi storici per dire che “ufficiali filosofi” non sono un ossimoro.

Nella sostanza, il fronte progressista - La Repubblica, Il Fatto Quotidiano - difende l’autogoverno universitario e teme la “militarizzazione” degli atenei; il fronte conservatore - Il Foglio, L’Identità, Libero - vede in quel no un riflesso ideologico contro le Forze armate. L’Unità, nel racconto di Sansonetti, lega la vicenda al clima bellicista denunciato altrove, mentre La Verità inserisce l’affaire nello scontro culturale più ampio. Il caso, più che definire politiche, misura distanze simboliche: l’università come spazio neutrale o come luogo di conflitto di valori. Qui l’uso di parole-chiave (“inaccettabile”) vale quanto i fatti, perché attiva identità e appartenenze.

> “Inaccettabile”: lessico di una guerra culturale

Finanza, potere e innovazione: la giornata economica

La Verità riapre l’inchiesta su Mps, Mediobanca e Generali con il commento del direttore Belpietro (“Il mercato sapeva…”, “concerto già suonato”), accusando convergenze opache fra grandi azionisti e banca pubblica. La Ragione, con Davide Giacalone, parla di “Scalanti” e denuncia il ritardo della politica nel farsi carico dei nodi, prima che intervenga la magistratura. Domani porta avanti il filo industriale: “Generali, si riapre la partita su Trieste”, tra ipotesi di Opa obbligatoria e frizioni in casa Del Vecchio. La Notizia segnala il faro dei pm sulle casse previdenziali nello stesso dossier.

In controluce, il Corriere della Sera rilancia l’allarme di Mario Draghi: l’UE deve adottare l’intelligenza artificiale “su larga scala” per non condannarsi alla stagnazione; Leggo riprende il monito. Sul versante della finanza pubblica, Il Messaggero e Il Mattino registrano l’ok dell’UE all’ottava rata del Pnrr, che la premier rivendica come primato italiano. E Il Foglio dedica l’apertura a una riflessione sulla ricchezza e sulle soglie: un’Italia che discute se si è “ricchi” con 50mila euro lordi segnala un problema di crescita, non solo di redistribuzione. Il quadro che emerge è di un capitalismo sorvegliato speciale, fra giustizia, regolazione e ambizioni di politica industriale, sullo sfondo di una sfida tecnologica che non consente rinvii.

> “Concerto già suonato”: la metafora che inquieta i mercati

Conclusione

Il mosaico odierno racconta un Paese che si specchia nelle sue fratture: tra deterrenza e diplomazia, tra libertà di critica e rifiuto della violenza, tra autonomia delle istituzioni e desiderio di indirizzo politico, tra finanza sorvegliata e ansia di crescita. Le prime pagine - da La Repubblica al Corriere della Sera, da La Stampa a Il Messaggero, da Il Fatto Quotidiano a Il Foglio, fino a La Verità, Domani e La Ragione - non convergono sul che fare, ma concordano su una cosa: l’Italia è dentro una stagione in cui la gestione del rischio (militare, sociale, finanziario e tecnologico) è la vera cifra della politica. E il modo in cui i giornali scelgono di raccontarlo è già parte della partita.