Introduzione

Le prime pagine di oggi si muovono tra tre filoni: le regionali in Veneto, Campania e Puglia, l’astensione record e il cantiere delle regole del voto, e il riassetto del “piano di pace” per l’Ucraina ridotto a 19 punti. Su politica interna, La Repubblica parla di “avviso a Meloni” con il campo largo che vince al Sud, mentre Il Giornale raffredda gli entusiasmi: nessuna “spallata”, il quadro resta invariato. Il Corriere della Sera sceglie la sobrietà (“voto senza scosse”) e mette in primo piano le “urne vuote”; l’Unità e Domani leggono invece un indebolimento della premier, con la Lega che in Veneto doppia FdI.

Sul fronte internazionale, molte testate - dal Corriere della Sera a La Repubblica, fino a Il Giornale e Il Manifesto - convergono sul fatto che la bozza in 28 punti sia stata riscritta da Stati Uniti e Kiev in 19 capitoli, con il Cremlino freddo e l’Europa impegnata a non restare ai margini. Infine, la Giornata contro la violenza sulle donne attraversa il racconto: La Stampa dedica una prima pagina manifesto (“L’amore è vita”), Avvenire guarda all’intreccio tra vittime e famiglie, Il Secolo XIX e Leggo portano dati e storie, tra memoria e richieste di risorse.

Regionali, la giornata della parità

La fotografia è netta: Roberto Fico in Campania (circa 60,8%), Antonio Decaro in Puglia (64,1%) e Alberto Stefani in Veneto (64,4%). La Repubblica sottolinea il “successo del campo largo” e il Pd primo partito, mentre Il Giornale ribadisce che “tutto come previsto”: il Veneto resta al centrodestra e al Sud vince l’alleanza progressista. Il Corriere della Sera parla di “voto senza scosse” e registra la rimonta leghista con Zaia che trascina Stefani; l’Unità vira in senso politico, sostenendo che “Meloni non salta più” ma esce battuta al Sud, con FdI doppiata dalla Lega in Veneto.

Le angolature rispecchiano l’identità editoriale: Domani insiste sul fatto che “Meloni non balla più” e che l’unità del campo Schlein‑Conte può trasformarsi in progetto nazionale, mentre Il Gazzettino - voce del Nordest - fotografa l’“effetto Zaia” e i 200mila voti personali. Specularmente, La Verità e il Secolo d’Italia tagliano corto: nessun ribaltone, il centrodestra mantiene 13 regioni contro 6 e Schlein “crede di aver vinto”. Il Fatto Quotidiano, infine, dà il titolo più corrosivo (“Chi non salta vince le elezioni”) per sottolineare il peso dell’astensione e la Lega che “doppia FdI”.

Astensione e regole del gioco

Qui il coro è quasi unanime. Avvenire apre sul “non‑voto dei disillusi” (‑14 punti medi di affluenza, 43,6% complessivo), mentre Il Messaggero affianca due riflessioni: “riscrivere le regole del voto serve a tutti” e “le urne disertate e il futuro della politica”. Il Secolo XIX sceglie il titolo tranchant - “vince il non voto” - e La Discussione aggiunge il quadro nazionale (centrodestra 13 regioni, centrosinistra 6) con l’avvertenza: il dato davvero nuovo è la partecipazione al minimo.

Il Riformista porta il discorso oltre l’emergenza: in un mondo “digitale” si continua a votare con la matita copiativa, tra carte e verbali a mano; propone un dibattito sul “voto smart” per recuperare fiducia e semplificare. Avvenire invita a leggere l’astensione come sintomo e non come malattia, Il Messaggero sollecita i partiti a un’intesa su legge elettorale e strumenti di partecipazione. Il sottotesto politico - che più testate intercettano - è la prossima tappa: il referendum sulla giustizia e, come scrivono Corriere e Il Giornale, il vero spartiacque della legislatura. La frase chiave oggi è “urne vuote”.

Ucraina, dal piano a 28 ai 19 punti

Sul dossier ucraino il lessico si fa prudente ma convergente: Corriere della Sera e La Repubblica raccontano che Stati Uniti e Kiev hanno riscritto la bozza in 19 punti, facendo slittare l’ultimatum e rinviando i nodi più controversi al confronto Trump‑Zelensky. Il Giornale registra l’ottimismo di Washington (“Qualcosa di buono potrebbe accadere”) e il gelo del Cremlino; Il Manifesto sottolinea che “il piano‑Trump è già cambiato”, con soddisfazione Ue e molti punti ancora sensibili.

Dove differiscono i tagli? Avvenire problematizza il metodo: la “trattativa possibile” alla maniera di Trump parte da un’ipotesi oltraggiosa per poi arretrare; Il Foglio insiste sulla “regola russa”, secondo cui Mosca non negozia su Kyiv e detta condizioni. La Notizia parla di “flop” della controproposta Ue e declassamento europeo al ruolo di comprimario, mentre Il Dubbio e L’Opinione delle Libertà sottolineano la cornice geopolitica: il piano si muove nell’asse Washington‑Kiev con Xi e Putin come variabili d’attrito. In sintesi: 19 punti, ma partita ancora apertissima.

25 novembre, cosa raccontano i giornali

La Stampa trasforma la prima pagina in un manifesto civile (“L’amore è vita”) con l’editoriale di Gino Cecchettin e l’analisi di Elsa Fornero su lavoro e indipendenza. Avvenire mette al centro le “donne vittime, famiglie distrutte”, richiamando alla complessità del fenomeno. Il Secolo XIX intreccia memoria e territorio con le storie delle prime squadre anti‑stupro genovesi e riflessioni su stalking e violenza economica; Leggo porta i numeri delle chiamate ai centri anti‑violenza e chiede “più fondi”.

Le differenze sono di toni più che di merito: Il Messaggero lega la libertà femminile al lavoro (“Una donna è davvero libera se può lavorare”), mentre L’Identità e Avvenire insistono sulla responsabilità collettiva e sull’educazione all’affettività. Nel dibattito pubblico affiora anche il filo polemico sulle parole e sugli stereotipi (sullo sfondo, le frasi del ministro Nordio riprese da Il Giornale), ma la giornata spinge le testate a un racconto corale, più unitario del solito. La sintesi, oggi, è nella frase «L’amore è vita».

Conclusione

Le prime pagine consegnano un Paese polarizzato ma non in ebollizione: le regionali confermano gli equilibri territoriali, l’astensione svuota la politica del suo rito, l’Europa prova a rientrare in corsa sul dossier ucraino e il 25 novembre ricorda che dietro le cifre ci sono volti e scelte quotidiane. Mentre La Repubblica e l’Unità vedono spiragli per l’alternativa e Il Giornale e La Verità frenano, il Corriere della Sera invita a guardare oltre le bandiere. L’impressione è che la vera contesa inizi ora: regole del voto, partecipazione, e una pace “in 19 punti” da tradurre in realtà.