Introduzione
Il caso politico del giorno è lo scontro fra Fratelli d’Italia e il Quirinale, esploso dopo le parole del capogruppo Galeazzo Bignami e rimbalzato su gran parte delle prime pagine. Il Corriere della Sera sintetizza con freddezza istituzionale la reazione del Colle - «stupore» per un attacco che «sconfina nel ridicolo» - mentre La Repubblica titola senza sfumature su un “attacco al Quirinale”. Sul versante opposto, Il Giornale incornicia la vicenda come «complotto anti Meloni», e La Verità rivendica lo “scoop” sul presunto piano del Colle, marcando il perimetro di una polemica che divide l’informazione per linee editoriali più che per fatti nuovi.
Sul fronte estero, due assi tematici si impongono: la risoluzione dell’Onu su Gaza e la visita di Mohammed bin Salman a Washington. Il Riformista parla di svolta storica (risoluzione 2803) con una forza internazionale di stabilizzazione e una cornice di demilitarizzazione, mentre Avvenire, quotidiano cattolico, mette al centro l’emergenza umanitaria e il “punto di ripartenza” possibile ma fragile. Domani resta scettico («l’Onu non ‘aggiusta’ il piano Usa»), e il Corriere della Sera lega la cornice diplomatica alla realpolitik del momento: «E Trump assolve Bin Salman».
1) Quirinale-giunta: lo scontro che polarizza
Nel racconto del Corriere della Sera la notizia è l’incidente istituzionale: l’uscita del capogruppo FdI e la secca replica del Colle, con le opposizioni che chiedono chiarimenti in Aula. La Repubblica amplia il quadro, presentando lo scontro come il superamento di un “confine” nella dialettica tra Palazzo Chigi e Presidenza della Repubblica. Dall’altra parte, Il Giornale rilancia l’interpretazione dell’area di governo - «complotto anti Meloni» - e La Verità ribadisce il presunto retroscena all’origine della contesa.
Le differenze rivelano identità editoriali consolidate. Il Corriere della Sera privilegia tono notarile e gerarchia delle fonti, segnalando il rischio di “ridicolo” senza editorializzare oltre. La Repubblica accentua il quadro politico-istituzionale e l’isolamento della premier sul Colle, coerente con una linea critica verso il governo. Il Giornale si schiera con FdI in un frame difensivo («attacco al governo»), mentre La Verità trasforma la vicenda in prova della propria missione di “smascheramento”. Il risultato è una lettura a specchio della stessa sequenza di eventi, con la parola-chiave «ridicolo» che diventa titolo o bersaglio a seconda del quotidiano.
2) Gaza tra Onu e Washington: tra architetture e ferite
Il Riformista offre il racconto più strutturato della risoluzione Onu 2803: legittimazione del piano americano per Gaza, forza di stabilizzazione con mandato biennale, un “Board of Peace” che, se attuato, personalizza la transizione sotto regia Usa. Avvenire, al contrario, tiene lo zoom sulla popolazione (“la maggioranza vive nelle tende”) e sulle crepe immediate del processo, restituendo l’idea di una «ripartenza» che deve ancora fare i conti con chi prova a sabotarla. Domani mette in fila i nodi irrisolti - il rifiuto di Hamas, la chiusura di Netanyahu allo Stato palestinese - contestando la retorica da “pace nel mondo”. Il Corriere della Sera incastra la pagina diplomatica con la visita di Bin Salman: «gli affari, lo show» e il perdono politico di Trump sul caso Khashoggi.
Le scelte di taglio sono coerenti con i pubblici di riferimento. Il Riformista punta su governance e ingegneria politica del dopoguerra, proponendo la risoluzione come cambio di fase possibile. Avvenire privilegia il criterio etico e umanitario, ammonendo che «adesso le parole non bastano più». Domani adotta uno scetticismo deliberato verso il trumpismo diplomatico e l’ottimismo procedurale dell’Onu. Il Corriere della Sera, infine, legge la visita di MbS dentro l’equilibrio regionale e gli interessi strategici (F-35, Accordi di Abramo), ricordando che la diplomazia è anche mercato e immagine.
3) Ucraina e “guerra ibrida”: tra logoramento e difese cognitive
Il Fatto Quotidiano apre sul ministro Crosetto: «le armi a Kiev solo per prendere tempo», e insiste sul centro contro la guerra ibrida, con un tono dichiaratamente critico verso l’impianto atlantista e i costi del riarmo. L’Edicola mette in prima la dinamica di Pokrovsk (“i russi combattono nelle città”), con Kiev che rilancia i missili a lungo raggio; La Discussione racconta la tappa di Zelensky a Madrid e poi Ankara, tra droni, radar e filiere europee della difesa. Il Mattino colloca la minaccia su un piano domestico: «guerra ibrida, Italia a rischio», con l’idea - evocativa per l’opinione pubblica - dei “5mila hacker” necessari.
È un mosaico che restituisce più i retroterra editoriali che il campo di battaglia. Il Fatto Quotidiano accentua la dimensione della disillusione (“non cambieranno la guerra”) e il costo-opportunità interno. L’Edicola privilegia il frame militare di breve periodo (assalti, perdite, munizionamento). La Discussione cerca l’angolo istituzionale e industriale, compatibile con un lettore interessato a Pnrr e filiere. Il Mattino porta la minaccia a casa, traducendo l’ibrido in un bisogno di “resilienza” civile. In controluce, la linea del Quirinale - filtrata sui quotidiani generalisti - resta pro-Ucraina, mentre la maggioranza mostra sensibilità non sempre allineate.
4) Fine vita, tra diritto e simboli: il caso Kessler come specchio
Il Messaggero apre un ragionamento di sistema: «Il fine vita in Italia terra di nessuno», richiamando i paletti della Consulta (sentenza 242/2019) e il vuoto legislativo. Avvenire, da posizione valoriale cattolica, rifiuta ogni estetizzazione del suicidio e parla del dolore come misura del giudizio morale, sottolineando che «adesso le parole non bastano più» nemmeno a Gaza. La Stampa entra nel merito culturale con rubriche e analisi che registrano la distanza tra opposti antropologici sul fine vita. Il Foglio interviene in controtendenza culturale: contro il “Da-da-um-pa letale”, rifiuta l’idea che ci sia qualcosa di eroico o esemplare in quel gesto.
La pluralità di tagli racconta platee diverse. Il Messaggero cerca una traduzione normativa (“terra di nessuno”), parlando a un pubblico pragmatico. Avvenire ribadisce la centralità della cura, opponendo alla retorica dell’autodeterminazione la grammatica del limite e dell’accompagnamento. La Stampa fotografa il conflitto simbolico in corso e la politicizzazione del dibattito. Il Foglio sposta l’asse sul terreno dell’immaginario pubblico: «non è una festa», è il monito implicito. In ogni caso, la convergenza giornalistica è sul bisogno - per ragioni opposte - di un Parlamento che affronti la materia.
Conclusione
Le prime pagine di oggi mostrano un Paese stanco di retoriche eppure immerso in cornici narrative forti. Sullo scontro con il Quirinale, Corriere della Sera e La Repubblica attestano la gravità istituzionale, mentre Il Giornale e La Verità trasformano la vicenda in prova del fuoco per l’esecutivo. Su Gaza, il ventaglio va dall’ingegneria della pace de Il Riformista al realismo etico di Avvenire e allo scetticismo di Domani, con il Corriere della Sera a ricordare che “gli affari” contano quanto gli annunci. Sull’Ucraina, Il Fatto Quotidiano alza il dubbio sullo sforzo bellico, mentre L’Edicola, la discussione e Il Mattino differenziano il racconto tra fronte, diplomazia e sicurezza interna. E sul fine vita, Il Messaggero, Avvenire, La Stampa e Il Foglio, con linguaggi diversi, convergono su un’urgenza: riportare la discussione dal clamore dei simboli alla concretezza delle regole. È qui che la rassegna di oggi lascia un’indicazione di clima: l’Italia chiede istituzioni sobrie e scelte chiare, meno slogan e più manutenzione della democrazia.