Introduzione

Le prime pagine di oggi si dispongono attorno a quattro assi portanti: la manovra con il ritorno del condono edilizio e le nuove regole sugli scioperi; le frizioni nel governo sugli aiuti a Kiev, in un quadro ucraino appesantito dallo scandalo corruzione; l’economia quotidiana, fra il taglio dei dazi annunciato dagli Stati Uniti e l’allarme per la desertificazione commerciale; il territorio esposto a shock climatici e idrici, con allerta meteo e piani contro la siccità. La Repubblica fa del “Scontro sul condono” l’apertura, in sintonia con Domani che parla senza giri di parole di “Manovra contro i lavoratori”, mentre Il Secolo XIX lega il dossier edilizio alle fibrillazioni elettorali campane e al fronte sindacale sugli scioperi. Sul versante internazionale, Corriere della Sera titola sullo “strappo della Lega” su Kiev, e La Stampa registra il gelo Crosetto-Salvini.

In controluce scorrono altri registri: Avvenire, quotidiano cattolico, richiama “Tutele ai caregiver” e firma un editoriale per “riaccendere luci di pace” sull’Ucraina, mentre Il Manifesto, quotidiano della sinistra, denuncia “l’attacco al diritto di sciopero” e racconta la Cop30 con un eloquente “Congelati”. L’economia morde nelle pagine di Il Messaggero con la “cedolare secca” per i negozi e il piano anti-siccità da 1 miliardo, che dialogano con l’analisi territoriale de Il Gazzettino sull’ondata di chiusure dei negozi. Sullo sfondo, gli Stati Uniti: Corriere della Sera dettaglia i dazi rivisti, e Il Messaggero parla della marcia indietro di Trump per contrastare il “carovita”.

Condono e scioperi, la manovra che polarizza

La Repubblica mette in fila il quadro: ipotesi di riapertura della sanatoria 2003, accuse di “voto di scambio” dall’opposizione, e la novità che irrita i sindacati, l’obbligo per i lavoratori dei trasporti di comunicare con sette giorni d’anticipo l’adesione allo sciopero. Domani ribadisce il nesso politico - “Condono, mancette e scioperi” - e inserisce l’iniziativa nella logica di una legge di bilancio punitiva verso chi lavora. Il Secolo XIX evidenzia il tempismo elettorale in Campania e registra la trincea sindacale sul nuovo vincolo agli scioperi. Il Manifesto concentra il fuoco sull’emendamento: la regola dei 7 giorni, scrive, “apre la strada a pressioni e discriminazioni”, indicando una possibile mobilitazione.

Sul tono pesa l’identità editoriale: La Repubblica e Domani adottano un frame di legalità e diritti sociali, leggendo nel “condono” non solo un provvedimento ma un paradigma politico. Il Secolo XIX, radicato in Liguria, ne coglie soprattutto l’uso elettorale e gli effetti pratici su territori e categorie. Il Manifesto politicizza il tema scioperi in chiave di libertà sindacale. In controtendenza, sul Corriere della Sera la voce della CISL Fumarola (“Gli scioperi compulsivi non servono”) sposta l’attenzione sulla necessità di gestire il conflitto, riequilibrando il quadro. E Il Mattino incardina il condono nel duello campano: Cirielli favorevole, Fico contrario, con la sanità a fare da secondo tempo della contesa.

Ucraina: crepe nella maggioranza, due narrazioni del fronte

Il quadro di giornata parte dalle divisioni italiane: “Ucraina, strappo della Lega”, scrive il Corriere della Sera, con Salvini che chiede “chiarezza” dopo lo scandalo corruzione a Kiev, mentre Palazzo Chigi ribadisce che “si va avanti”. La Stampa fotografa il gelo con Crosetto e Tajani, e Il Secolo XIX sottolinea che, al netto delle schermaglie, dal governo trapela la volontà di proseguire il sostegno. Domani allarga la cornice: “la grande paura dell’Europa” sul possibile crollo della resistenza di Kiev, mentre sul terreno - raccontano La Repubblica e Il Secolo XIX - i raid russi colpiscono non solo centrali ma anche le ferrovie, segando vie di rifornimento.

Sulle accuse di corruzione emergono due registri distinti. La Verità fa dell’inchiesta su Kiev il titolo principale, con un impianto accusatorio che punta al “cerchio magico” di Zelensky, insistendo su un’Europa che prenderebbe le distanze; Il Manifesto, pur dando conto delle “aziende corrotte” e dei cambi ai vertici annunciati, legge le mosse di Zelensky come tentativo di risposta politica. Avvenire, coerente con la sua linea, sposta la lente sulla popolazione e sull’urgenza di “riaccendere luci di pace”, mentre la cronaca di La Repubblica introduce un dato choc attribuito a Trump - “25mila morti” nell’ultimo mese - che accentua il senso di logoramento. La differenza di tono riflette audience e missione: l’asticella morale per Avvenire, il taglio militante de Il Manifesto, l’approccio d’inchiesta polemico de La Verità, il mainstream analitico di Corriere e La Stampa.

Carovita, dazi e città vuote: l’economia che preme

Sul fronte internazionale, il Corriere della Sera segnala che gli Stati Uniti rivedono i dazi “dal caffè ai pomodori fino alla carne”, mentre Il Messaggero titola in chiave politica: “Trump cancella i dazi su tè e frutta” per frenare il “carovita”. L’Edicola, testata nazionale di digest, ribadisce l’impostazione: la mossa è una risposta al malcontento dei consumatori. Qui il focus non è il giudizio sull’ex presidente, ma l’impatto su filiere e prezzi: con il cambio di rotta di Washington, i quotidiani suggeriscono un possibile sollievo su alcune importazioni, ma senza illusioni su un’inflazione che resta percepita.

In Italia, la pressione si misura a livello di strada. Il Messaggero apre un capitolo decisivo: “Negozi, verso la cedolare secca”, con Forza Italia che propone un’imposta al 21% sugli affitti dei locali commerciali; il contesto è allarmante, tra 140mila chiusure in 12 anni e altre 114mila previste entro il 2035. Il Gazzettino fotografa lo stesso fenomeno nel Nordest (“uno su cinque” chiuso), incrociando l’analisi con proposte di sostegno abitativo (“10 euro al giorno” per alloggi sociali). Il Mattino allinea il tema della cedolare a quello della competizione territoriale del Sud. Nelle testate locali e nazionali il registro è pragmatico: meno ideologia, più emergenze da trattare con leve fiscali mirate.

Clima estremo e acqua: la politica del territorio

Gli scatti di giornata raccontano anche un Paese esposto. Il Secolo XIX parla chiaro: “Pioggia e trombe d’aria, Genova trema”, con allerta arancione e danni già estesi, la Liguria letteralmente spezzata in due. Altra faccia della stessa medaglia, la siccità: Il Messaggero anticipa un piano di Palazzo Chigi da 1 miliardo per dighe e invasi, un tassello di politica industriale dell’acqua che mira a passare dall’emergenza alla prevenzione. In questa cornice si inserisce Avvenire, che dalla Cop30 riferisce di una “discussione che accelera” ma fatica a tradursi in impegni vincolanti.

Il Manifesto sceglie una parola-giudizio, “Congelati”, per segnalare la distanza tra le piazze per il clima e la politica dei governi, e dà conto della “marcia dei popoli” a Belém. La tensione tra locale e globale emerge netta: le prime pagine del Nordovest raccontano l’allerta meteo; quelle romane progettano gli invasi; le pagine internazionali discutono di roadmap senza tempi certi. Le diverse scelte editoriali non si contraddicono: compongono il mosaico di un’emergenza strutturale, in cui il lessico della protezione civile entra stabilmente nella grammatica politica.

Conclusione

La giornata della stampa italiana appare polarizzata su condono e Ucraina, ma ciò che ne emerge è un’Italia a due fuochi: il conflitto politico identitario e la manutenzione del quotidiano. La Repubblica e Domani spingono il primo tasto, Corriere della Sera e La Stampa cercano di tenere insieme analisi e cronaca del governo, Il Manifesto e La Verità accentuano i loro registri militanti, mentre Il Messaggero e Il Gazzettino riportano con insistenza la voce dell’economia reale. Avvenire, infine, ricorda che tra dazi e condoni restano volti e vite - i caregiver, i civili sotto le bombe, i quartieri a serrande abbassate. È questa la lettura trasversale che unisce i giornali di oggi: la sfida di legare scelte politiche e coesione sociale, prima che la prossima allerta - finanziaria, bellica o climatica - ridisegni, ancora una volta, le priorità del Paese.