Introduzione

Il filo rosso delle prime pagine italiane è la guerra in Ucraina, con l’attacco più massiccio su Kiev da mesi, e il conseguente scontro politico a Roma sull’invio di armi. Se il Corriere della Sera enfatizza l’ondata di droni e missili e lo scontro Salvini-Crosetto, La Repubblica accosta la cronaca dei bombardamenti al dibattito interno alla maggioranza. Domani insiste sul quadro strategico - “Zelensky è debole, Putin accelera” - e collega le tensioni ai dossier interni italiani. La Discussione, testata d’area centrista fondata da Alcide De Gasperi, rilancia invece il sostegno a Kiev con Crosetto e Tajani.

Accanto alla guerra, campeggiano la manovra con una valanga di emendamenti e il riemergere di vecchi totem: condono edilizio in Campania e tassa sull’oro. La Repubblica e Il Manifesto parlano di “condono elettorale”, il Corriere della Sera riepiloga i 1.600 emendamenti della maggioranza su affitti e tasse, mentre La Stampa affianca la querelle fiscale all’emergenza casa. Sullo sfondo, la giustizia: Il Dubbio racconta la fronda democrat che dice sì alla separazione delle carriere, Il Fatto Quotidiano denuncia i magistrati “fuori ruolo” nei ministeri, e Il Foglio accusa l’Anm di ambiguità. Il clima d’insieme è di alta conflittualità politica e di campagne elettorali che filtrano le notizie.

Ucraina: inferno di droni e politica italiana divisa

Il Corriere della Sera apre sull’attacco aereo con “430 droni e 18 missili” e registra almeno sei vittime, collegando il quadro bellico allo scontro tra Matteo Salvini, che “frena” sulle armi evocando il rischio corruzione, e Guido Crosetto, che ribadisce la linea atlantista. La Repubblica parla di “bombe sui civili” e mette in pagina il duello dentro il governo. Domani sposta il fuoco sull’intenzione di Putin di accelerare per piegare Kiev in inverno, mentre La Discussione insiste sul vertice di Berlino e le forniture approvate, con Tajani e Crosetto in prima linea.

È interessante il gioco delle sfumature: La Verità costruisce la narrativa della “tangentopoli di Kiev” e offre sponda alla prudenza di Salvini, mentre il Secolo d’Italia, quotidiano della destra, enfatizza l’“inferno di droni” ma schiera il governo sulla continuità del sostegno. Tra le testate riformiste, Il Riformista invita a scendere “in piazza per Kyiv”, marcando l’urgenza di aiuti. Il mosaico delle cifre - da quattro a otto morti secondo le testate - segnala più una diversa gerarchia di priorità che non una divergenza informativa. La frase che riassume il clima: “Aiuti sì, ma con garanzie”.

Manovra: condono, oro e affitti tra politica e conti

Il Corriere della Sera quantifica gli emendamenti: 1.600 dalla maggioranza, oltre 3.800 dalle opposizioni. Dentro il pacchetto, affiorano l’aumento dell’Irap per le banche, l’intervento su affitti e nuove assunzioni in sanità. La Repubblica sposta i riflettori sulla riapertura della sanatoria edilizia del 2003, proposta da FdI e mirata alla Campania, con evidente riflesso sulle regionali; Il Manifesto parla esplicitamente di “condono elettorale”. La Stampa affianca il dossier casa - “emergenza abitativa” e periferie - alla spinta degli emendamenti, dando voce ai sindaci.

Il Giornale guarda con favore al taglio dell’aliquota sulla rivalutazione dei metalli preziosi (attorno al 12-13%), legandolo alla ripresa dell’export extra Ue; un’angolatura confermata dai numeri de La Discussione, che fotografa un +34,7% verso gli Usa. Ma La Notizia interpreta la pioggia di proposte come “mance elettorali” che di fatto riscrivono la manovra, e Il Fatto Quotidiano individua regali “a chi fa il nero” sul contante. La morale di giornata è che la manovra è un cantiere aperto attraversato da linee di frattura. Qui il riassunto possibile: “Conti stabili, ma politica inquieta”.

Giustizia: il referendum spacca campi e categorie

Il Dubbio, quotidiano garantista, evidenzia la fronda nel Pd che si schiera per il sì alla separazione delle carriere, con l’eco dell’intervento di Prodi e interviste a giuristi come Giorgio Spangher; il taglio è pedagogico: separare non significa “controllare il pm”. Il Foglio accusa l’Anm di ipocrisia per il rifiuto di un confronto col governo su una riforma che l’associazione contesta senza “fare politica”: una critica di metodo prima che di merito. Il Giornale segnala la conversione di Michele Vietti, già contrario e oggi favorevole, rivelatrice di un sommovimento culturale più ampio.

Sull’altro versante, Il Fatto Quotidiano rovescia il tavolo: i “tribunali vuoti” sarebbero l’effetto di 189 magistrati fuori ruolo (86 nei ministeri del Guardasigilli), a riprova che il problema reale non è la separazione delle carriere, ma la gestione delle risorse e dei ruoli. L’Identità, vicino alla Fondazione Einaudi, incornicia la partita come scelta identitaria e invita a votare sì. Il lettore oggi respira due verità speculari: riforma come “atto di libertà” e riforma come “distrazione dal caos”. La battuta concessa: “Separare per chiarire”.

Piazza e ordine pubblico: la lente di chi accusa e di chi difende

Il Giornale titola su “un altro venerdì di violenza” e attribuisce ai manifestanti del No Meloni Day assalti e feriti tra gli agenti; la chiave è l’ordine pubblico e la smentita dell’“allarme criminalità” agitato dalla sinistra. L’Opinione delle Libertà racconta gli scontri di Bologna e l’eterogeneità dei motivi della protesta - governo, clima, manovra -, insistendo sulla “guerriglia urbana”. All’opposto, Il Manifesto interpreta la giornata come sciopero studentesco contro il riarmo e per investimenti sociali, segnalando centinaia di migliaia di giovani in 60 città. L’Edicola, testata nazionale di sintesi, registra l’“agitazione studentesca” su scuola e clima.

Il differenziale è nell’attribuzione di senso: per la stampa conservatrice l’evento conferma il teorema dei “professionisti del caos”, per la sinistra è un movimento sociale con piattaforma politica e ambientale. Anche la scelta delle parole - “violenze”, “sciopero”, “cortei” - disegna scenari diversi pur partendo dagli stessi fatti. La citazione più breve possibile che riassume il frame: “No Meloni Day”.

Cosa resta della giornata

Le prime pagine raccontano un’Italia che guarda alla guerra come cartina di tornasole della propria collocazione internazionale, e alla manovra come campo di battaglia elettorale. La giustizia è il grande referendum identitario del 2025, mentre le piazze d’autunno offrono alle redazioni l’occasione per riaffermare linee editoriali consolidate. In controluce si intravedono due temi che faticano ad emergere: le disuguaglianze - su cui ragiona Il Secolo XIX e che Avvenire declina in termini di “povertà indotte” - e il clima, presente nelle cronache di COP30 e nelle rivendicazioni studentesche.

L’impressione complessiva è di un sistema mediatico polarizzato ma informato, capace di dare dati - dagli export ai numeri degli emendamenti - e di proporre letture divergenti. Tocca al lettore, più che mai, fare sintesi. O, per dirla con un titolo possibile: “Tra droni, condoni e toge: il giorno delle scelte”.